Il Come e il Perché della Balbuzie Volontaria

Peter Reitzes, MA CCC-SLP, balbuziente adulto

18 Luglio, 2005

   La balbuzie volontaria è, per mia esperienza personale, l’unico e il più produttivo strumento tecnico o strategia a disposizione di un balbuziente adulto. Per semplificare, la balbuzie volontaria è l’atto di balbettare intenzionalmente quando si sta parlando con una persona. Per esempio, un balbuziente potrebbe entrare in una situazione in cui deve parlare con l’intento di balbettare volontariamente sulle primissime parole che lui o lei dice. Questo è un modo molto incisivo per far uscire la balbuzie immediatamente all’aperto, in modo tale che non ci sia più ragione di nasconderla. Balbettando intenzionalmente all’inizio della conversazione, il parlante controlla quando e come far apparire la sua balbuzie e ciò impedisce alle sue paure di balbettare di dominare la situazione.

   Alcuni balbuzienti, clinici e familiari restano sconvolti al solo nominare la balbuzie volontaria per il fatto che è controintuitiva. Essi chiedono frequentemente, “Perchè le persone dovrebbero balbettare di più quando vorrebbero balbettare di meno?” Molte persone sono preoccupate per il coinvolgimento emozionale che la balbuzie volontaria comporta, in quanto essa richiede ai parlanti di abbandonare le loro zone di comfort. Cosi come per ogni strategia per parlare, il solo modo di sapere se la balbuzie volontaria sarà produttiva o meno è attraverso ripetuti compiti e sperimentazioni. Non è sufficiente balbettare intenzionalmente tre o quattro volte e dichiarare l’utilità o inutilità dello strumento.

   Una persona ha bisogno di sperimentarsi con la balbuzie volontaria molte volte e in differenti situazioni prima che sia possibile emettere un giudizio sicuro sull’inutilità o l’utilità dello strumento.

   Balbettare intenzionalmete prevede un’ampia gamma di scopi e obiettivi:
1. Desensibilizzazione (ridurre la paura, costruire il coraggio, ed incrementare l’abilità del balbuziente di parlare in situazioni comunicative difficili).
2. Balbettare in un modo easy (morbido), forward-moving (muovendosi in avanti).
3. Aumentare l’abilità del parlante di ascoltare e di prestare attenzione a quello che gli altri stanno dicendo.
4. Dimostrare agli altri che balbettare non è vergognoso.
5. Ridurre i momenti di balbuzie.

   Sotto è discusso ogni obiettivo per balbettare intenzionalmete e sono forniti compiti pratici. Questi compiti possono essere visti semplicemente come esempi di come usare la balbuzie volontaria e non ne costituiscono una lista onnicomprensiva. Ogni persona che balbetta necessita di obiettivi individualizzati, che seguono una gerarchia individualizzata.

1. Desensibilizzazione: ridurre la paura di balbettare – Molte persone che balbettano tentano di nascondere e di evitare la loro balbuzie. Per esempio, una balbuziente che ha sviluppato la paura per la lettera ‘d’ potrebbe eliminare dal suo linguaggio ogni parola che inizia con ‘d’. Balbettando volontariamente, il parlante mette la sua balbuzie direttamente all’esterno senza tentare di nasconderla o evitarla. Utilizzando l’esempio precedente, un modo per ridurre la paura del parlante di pronunciare le parole che iniziano per ‘d’ è di balbettare volontariamente su questo suono temuto in molte situazioni.

   È mia esperienza che più una persona utilizza la balbuzie volontaria, più inizia a capire che balbettare è veramente permesso. Come un membro della Covert-S electronic mailing list ha spiegato, “[La balbuzie volontaria] mi dà la sensazione di avere il controllo sulla mia parola e quando balbetto realmente non mi sembra poi così brutto” (Madsen,2003, para. 6)[1].

   La balbuzie volontaria è inoltre un valido strumento per aiutare il parlante a controllare gli aspetti di variabilità e imprevedibilità di questo disordine. Le persone che balbettano spesso hanno la sensazione di avere molto poco controllo sulle loro parole e maturano l’idea che l’assenza della balbuzie sia una “fluenza fortuita” (Breitenfeldt, 2003; Manning, 2000) e che i momenti di balbuzie siano una disfluenza sfortunata. Per esempio, è estremamente comune per una persona che balbetta trovarsi in situazioni comunicative in cui la balbuzie non emerge. Durante tali situazioni, spesso il parlante gradualmente inizia a temere il momento in cui la sua balbuzie si manifesta. Balbettando intenzionalmente verso l’inizio della conversazione, il parlante controlla quando sarà udita per la prima volta la sua balbuzie. La balbuzie volontaria neutralizza la natura intermittente e variabile del disordine.
L’i! mprevedibile è reso prevedibile.

   Quando utilizza la balbuzie volontaria con l’intenzione di desensibilizzarsi, il parlante dovrebbe balbettare in modo chiaro ed evidente o in un modo “duro”, in modo tale che sia chiaro che lei o lui è un balbuziente. In altre parole, il parlante non dovrebbe “ingannare” la situazione balbettando morbidamente o in modo leggero. Il parlante potrebbe inoltre prendere in considerazione l’idea di utilizzare i movimenti associati in modo volontario, come il volontario sbattere degli occhi e i movimenti volontari con la testa.

   All’inizio dei miei vent’anni, ho utilizzato la balbuzie volontaria quotidianamente per più di tre anni per ridurre le mie paure di balbettare e per aiutarmi a dire esattamente le parole che volevo dire. Uno dei miei obiettivi personali era che ogni volta che ordinavo del cibo al ristorante o al bar o chiedevo qualcosa in un negozio, avrei balbettato intenzionalmente. Più utilizzavo la balbuzie volontaria e meno avevo paura di balbettare.

   Un adulto che ha trascorso la maggior parte della sua vita cercando di nascondere e di evitare di balbettare mi ha detto che la balbuzie volontaria lo stava aiutando a creare una nuova e potente immagine di se stesso (M. Marchiori, comunicazione personale, 24 Giugno, 2005). Mi ha spiegato che utilizzando la balbuzie volontaria per mesi, ha cominciato a cambiare radicalmente l’immagine di sè di una persona che nasconde la balbuzie con una persona che balbetta fiduciosamente in varie situazioni: “Mi sentivo bene solo quando ero fluente. Utilizzando la balbuzie volontaria ho realizzato che sono una persona valida anche quando balbetto.”

Compiti pratici:
1A. Parla con amico intimo o con un parente per cinque minuti e balbetta intenzionalmente cinque o più volte in modo chiaro ed evidente (Esempio: “Mamma, a che ooooora ci rrrrriuniamo per cena?”). Sii sicuro e balbetta più volte verso l’inizio della conversazione al fine di mettere la tua balbuzie immediatamente all’aperto.
1B. Vai nei negozi e nelle ditte locali e fai domande mentre balbetti intenzionalmente.
1C. Parla con dei coetanei o colleghi di lavoro mentre usi la balbuzie volontaria.

2. Muoversi in avanti attraverso i momenti di balbuzie – Molti balbuzienti e logopedisti propugnano una forma di balbuzie facile per iniziare a parlare e a muoversi morbidamente attraverso i momenti della balbuzie. Questo è spesso definito come modificazione della balbuzie. Per esempio, durante una balbettata su una parola come “soda”, il parlante potrebbe consapevolmente tentare di muovere in avanti attraverso la parola e pulling-out (uscire morbidamente) dalla balbuzie (vedi Van Riper, 1973). Un modo di fare questo è prolungare la “s” e poi iniziare dolcemente la vocale “o” per continuare a muoversi in avanti attraverso la parola.

   Entrando in una situazione mentre sta utilizzando una balbuzie volontaria morbida e facile, il parlante prepara il terreno per cambiare i momenti di balbuzie reali e faticosi in momenti di balbuzie morbidi e forward-moving (muovendosi in avanti). Durante i momenti di balbuzie, molti parlanti si sentono confusi e incapaci di pensare (Carlisle, 1985; Starkweather & Givens-Ackerman, 1997; Van Riper, 1982).

   Questa condizione è stata descritta come un tipo di “dissociazione” (Heite, 2001; Starkweather & Givens, 2003) – intendendo che le persone che balbettano cercano di separare se stessi da situazioni comunicative troppo esigenti ed emotivamente caricare. Similmente è stato notato che le tecniche e le strategie sono le più difficili da utilizzare quando sono più necessarie (Starkweather & Givens-Ackerman, 1997). Un balbuziente ha spiegato che durante un momento di balbuzie, “Siamo così sopraffatti da tutte quelle cose che Œsaremmo tenuti a fare, che diventiamo paralizzati e non possiamo fare nulla” (Klein, 2002, para. 8). La balbuzie volontaria aiuta il parlante a rimanere “nel momento”, quando emerge la balbuzie vera. Balbettare in modo intenzionale, inoltre, prepara e “riscalda” il parlante ad utilizzare le tecniche come il pull-out, durante i veri momenti di disfluenza, quando sono maggiormente nec! essarie.

Compiti pratici:
2A. Parla con un amico o un con un parente e allunga volontariamente i primi suoni delle parole. Fai attenzione di allungare o prolungare solo i primi suoni delle parole perché è qui dove la maggior parte della balbuzie emerge (Andrews et. al., 1983) (Esempio: Vvvorresti uscire per ccccena stasera?)
2B. Parlando in classe, al lavoro o in altre situazioni difficili, allunga dolcemente i primi suoni delle parole. Potresti desiderare di metterti alla prova scegliendo parole che iniziano con i suoni temuti o scegliendo le parole temute.
2C. Chiedi informazioni a estranei o passanti usando allungamenti volontari e morbidi ( Esempio: “Ssssignore, sa per caso ddddove è la via pppprincipale?).

3. Aumentare le abilità di ascolto – Molti balbuzienti riferiscono che passano così tanto tempo preoccupandosi di parlare e preoccupandosi della possibilità di balbettare, che spesso hanno difficoltà ad ascoltare quello che gli viene detto. Sulla Stutt-L electronic mailing list
, un adulto balbuziente ha spiegato, “Siamo così preoccupati per il nostro modo di parlare che perdiamo il focus, il tempo o l’energia mentale necessari per ascoltare qualcun altro” (Jezer, 2002, para. 3).
   Balbettare intenzionalmente permette alle persone che balbettano di focalizzarsi meglio su ciò che gli altri stanno dicendo. Una volta che la balbuzie è fuori all’aperto, non c’è nulla da nascondere. Invece di preoccuparsi della possibilità di balbettare, la persona è in grado di ascoltare e concentrarsi su quello che gli altri dicono.

Compiti pratici:
3A. All’inizio della conversazione, balbetta intenzionalmente molte volte in un modo evidente quando stai parlando con un amico o parente. Dopo aver fatto questo, nota se vi è alcun cambiamento nella tua abilità di prestare attenzione a ciò che questa persona ti sta dicendo.
3B. Scegli  una situazione di elevato stress, come parlare durante una riunione di lavoro o durante una discussione in classe. Proprio all’inizio della riunione o della discussione, fai un commento o fai una domanda utilizzando molte balbuzie volontarie evidenti. Dopo aver fatto ciò, osserva come ti senti ascoltando gli altri che parlano, ora che hai messo la tua balbuzie immediatamente all’aperto.

4. Balbettare senza vergogna – Molte persone che balbettano – la maggior parte, nella mia esperienza – dimostrano differenti livelli di vergogna durante i momenti di balbuzie. In modo più evidente, le persone che balbettano raramente iniziano o mantengono il contattato oculare con gli altri durante i momenti di balbuzie. Distogliere lo sguardo dall’ascoltatore o guardare i propri piedi durante un momento di balbuzie significa che la balbuzie è vergognosa e qualcosa che deve essere evitato.

   Balbettare intenzionalmente consente al parlante di esercitarsi con la balbuzie mentre mantiene il contatto oculare – questo dimostra rispetto per se stessi, non vergogna. Come un balbuziente disse, “La balbuzie volontaria si è rivelata un’arma preziosa per combattere il modo in cui la mia balbuzie è percepita dagli altri, perché se io sono a mio agio con essa, le altre persone tenderanno ad esserlo allo stesso modo” (Henry, 2005, para. 2). Un modo di stabilire questo livello di “comfort” con la balbuzie è di entrare in una situazione con l’intento di balbettare volontariamente mentre si inizia e si continua a mantenere il contatto oculare. È importante notare che al parlante non è richiesto di mantenere un contatto oculare ininterrotto durante un’intera conversazione – che sarebbe innaturale e potrebbe essere percepito dall’ascoltatore come minaccioso o strano. Invece, al balbuziente è richiesto di iniziare! e continuare a mantenere il contatto oculare durante i momenti di balbuzie volontari e reali.

Compiti pratici:
4A. Durante una conversazione con un amico o con un parente, balbetta intenzionalmente almeno tre volte e fai in modo di iniziare e continuare a mantenere il contatto oculare durante i momenti di balbuzie. Se le balbuzie volontarie cambiassero in reali balbuzie, continua a mantenere il contatto oculare.
4B. Mentre stai ordinando un pasto al ristorante, balbetta almeno tre volte al cameriere mentre inizi e continui a mantenere il contatto oculare durante i momenti di balbuzie.
4C. Fai domande nei negozi o nelle ditte locali mentre inizi e continui a mantenere il contatto oculare durante i momenti di balbuzie.

5. Ridurre i momenti  di balbuzie – È stata mia esperienza che col tempo, l’uso della balbuzie volontaria riduce nel parlante la paura di balbettare, che porta alla riduzione dei momenti di balbuzie reale. Ciò accade nonostante il fatto che la balbuzie volontaria occasionalmente si trasformi in balbuzie “reale”. Un adulto mi ha detto con grande esasperazione, “Perché dovrei balbettare intenzionalmente se ciò talvolta mi causa di essere bloccato in una vera balbuzie?” Questo stesso signore mi ha confidato che quando usa la balbuzie volontaria la sua balbuzie reale tende a scomparire o a ridursi. Entrando nelle situazioni con l’obiettivo di balbettare intenzionalmente, le sue paure di balbettare furono grandemente diminuite. Questo ridusse la frequenza della sua balbuzie.

Compiti pratici:
5A. Durante una estesa conversazione con un amico o con un parente (almeno cinque minuti), balbetta intenzionalmente in modo chiaro ed evidente in tutta la conversazione. Osserva se questo porta ad una maggiore o minore balbuzie “reale”. Ripeti questo compito molte volte.
5B. Chiama negozi e ditte locali e fai domande mentre balbetti in modo evidente nelle primissime parole che dici. Mentre continui a fare telefonate, osserva se stai producendo più o meno balbuzie “reale”.
5C. Scegli una situazione a cui sei sottoposto regolarmente come una riunione settimanale di lavoro o una cena settimanale con la famiglia. Ogni settimana, durante questa situazione, usa in modo evidente la balbuzie volontaria.
Osserva e renditi conto se stai producendo più o meno balbuzie “reale”.


Bibliografia:
• Andrews, G., Craig, A., Feyer, A.M., Hoddinott, S., Howie, P., & Neilson, M. (1983). Stuttering: A review of research findings and theories circa 1982. Journal of Speech and Hearing Disorders, 48, 226-246.

• Breitenfeldt, D.H., (2003, October 1). A stutterer's odyssey through life. Paper presented at the 2003 International Stuttering Awareness Day Online Conference. Retrieved March 7, 2005 from http://www.mnsu.edu/comdis/isad6/papers/breitenfeldt6.html.

• Carlisle, J.A. (1985). Tangled tongue: Living with a stutter. Toronto, Canada: University of Toronto.

• Heite, L. B. (2001, October 1). La petite mort: Dissociation and the subjective experience of stuttering. Paper presented at the 2001 International Stuttering Awareness Day Online Conference. Retrieved March 7, 2005, from http://www.mnsu.edu/comdis/isad4/papers/heite4.html.

• Henry, J. (2005, June 7). Stuttering chat: Online support for people who stutter. [Msg. 35027] Message posted to Ref-Links electronic mailing list, archived at http://groups.yahoo.com/group/stutteringchat/message/35027.

• Jezer, M. (2002, September 24). Stutt-l: Stuttering: research and clinical practice. [Msg. 001871] Message posted to Ref-Links electronic mailing list, archived at http://listserv.temple.edu/archives/stutt-l.html.

• Klein, J. (2002, January 13). Stutt-l: Stuttering: research and clinical practice. [Msg. 0085] Message posted to Ref-Links electronic mailing list, archived at http://listserv.temple.edu/archives/stutt-l.html.

• Madsen, J. B. (2005, March 6). Covert-s: Covert stuttering. [Msg. 1464] Message posted to Ref-Links electronic mailing list, archived at http://health.groups.yahoo.com/group/Covert-S/message/1464.

• Manning, W.H. (2000). Clinical decision making in fluency disorders. San Diego, CA: Singular Publishing.

• Starkweather, C.W., & Givens-Ackerman, J. (1997). Stuttering. Austin, TX: Pro-Ed.

• Starkweather, C.W. & Givens, J. (2003, October 1). Stuttering as a variant of post traumatic stress disorder: What we can learn. Paper presented at the 2003 International Stuttering Awareness Day Online Conference. Retrieved March 7, 2005, from http://www.mnsu.edu/comdis/isad6/papers/starkweather6.html.

• Van Riper, C. (1973). The treatment of stuttering (2 ed.). Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall.

• Van Riper, C. (1982). The nature of stuttering (2 ed.). Englewood Cliffs, NJ: Prentice Hall.



[1] Le citazioni che sono riportate dalla electronic mailing lists, sono utilizzate con il permesso degli autori.